Paolo Roversi debutta nella storica collana del Giallo Mondadori con un mistery tra Simenon e Chandler, e un commissario di polizia che indaga in maniera analogica come uno Sherlock Holmes dandy.
Sono gli ultimi giorni dell'Expo, e Milano
galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato
il cadavere di un avvocato dalla dubbia reputazione. Ad arrivare sul
posto è la giovane Camilla Farina, ispettore di polizia, che in quel
freddo omicidio vede l'occasione per dimostrare il proprio talento. Il
caso, però, viene affidato a uno strano commissario, Luca Botero.
Basette a metà guancia, trench e Church's ai piedi, l'Amish – come viene
chiamato da tutti – pare più adatto a un revival anni Settanta che per
risolvere un delitto. A Botero bastano pochi minuti per dimostrare il
solito formidabile acume investigativo: grazie a una combinazione di
intuito, spirito di osservazione e memoria enciclopedica, legge tra le
righe della scena del crimine meglio della Scientifica. Era in fondo
quello che sperava il questore: quando la moderna tecnologia diventa
inutile, quando il mistero rasenta l'impossibile, Botero e il suo
approccio tutto logica e deduzione si sono dimostrati sempre risolutivi.
Camilla viene aggregata alla squadra dell'Amish, variopinta e allergica
alla modernità quanto il suo capo, e precipita tra fax, archivi
cartacei e telefoni di bachelite, ma anche nel mistero che nasconde lo
stesso Botero, la cui ossessione per il passato non è una posa, ma la
conseguenza di un caso tutt'altro che chiuso.
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