Perché dare voce a chi agisce la violenza? Che cosa si intende conoscere? Può il reo, con la sua parola, accedere alla verità personale del suo gesto? Per altro verso: di che cosa parlano due criminologi quando, in carcere, incontrano una persona che ha commesso un omicidio efferato? Con quale metodologia costruiscono la loro conversazione? La violenza vive di una doppia vita, quella rilevata nell’obiettività dei tassi di omicidio e quella che scorre nell’esperienza individuale di rei e vittime. In questo libro gli autori avvicinano una storia di vita violenta a partire da un approccio interazionista radicale. La voce narrante è quella di una donna omicida che, in dialogo con i due criminologi, ci guida nel flusso dei ricordi della sua infanzia, dei legami familiari, degli incontri, per dare un possibile senso al suo gesto estremo. I tre interlocutori inaugurano così un vero e proprio spazio dialogico, una scena intima e, insieme, sociale, nella quale prende forma la cosmologia violenta dell’autrice del crimine
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